lunedì 22 novembre 2010

(S)visti dal lontano - Eduardo, Dainelli, Veloso e Toni, ovvero la spina dorsale del Grifone

Esprimo un sentimento. La Juve di ieri mi ha ricordato una squadra con la maglietta molto colorata versione 2009-2010: calci, fortuna, catenaccio organizzato. Il doppio autogollonzo Dainelli Eduardo è già leggenda. Le traverse del Luigi Ferraris ancora tremano. La Juventus è stata abilissima a raddoppiare e arroccarsi con un 8 – 2 – 0 nella propria area di rigore. Legittimo per carità: la Vecchia Signora non ha “rubato” nulla, anzi, ha meritato di vincere. Consentitemi però, una riflessione: le grandi, grandissime squadre sono altre. Chi ricorda in quel di Marassi una spaziale Inter targata Special One, capace di giocare ed esaltarsi a prescindere dall’evoluzione del risultato?
Oltre la singola partita, il ragionamento da fare è tuttavia un altro. In ogni squadra ci sono quattro giocatori essenziali, portiere, libero, registra e centravanti. L’anno delle meraviglie Rubinho, Ferrari, Thiago Motta e Milito erano interpreti capaci di far rendere anche i compagni al massimo (Bocchetti, Biava, Juric e Sculli su tutti).
Il rimpiazzo di questi quattro giocatori ha costituito e continua a costituire un problema: Amelia, Moretti, Dainelli, Kharja, Floccari, Suazo, Acquafresca e Crespo sono incorsi in problemi fisici o ambientali che ne hanno ridotto il rendimento atteso.
Quest’anno il Presidente Preziosi ha puntato su Eduardo, Veloso e Luca Toni, oltre su un recuperato Dainelli. Se l’Ex Viola è efficace ed encomiabile per grinta, grazie anche alle ottime prestazioni di due Ranocchia e Kaladze, l’inserimento degli altri è ancora da completare. Eduardo è fortissimo e decisivo sulle uscite basse, più incerto tra i pali. La domanda è: con il cambio di allenatore serve ancora un portiere abile soprattutto nell’uscire a valanga sui piedi dell’avversario lanciato a rete? Questa situazione tattica con Gasperini si verificava spesso. Con Ballardini, si spera, molto meno.


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