Gasperini l’Highlander: «Resisto perché vinco»

«Nel calcio italiano quello che conta sono solo i risultati. Per andare avanti gli obiettivi di tecnico e società devono coincidere ma i risultati, soprattutto all’inizio di un rapporto, sono determinanti». Parola di Gian Piero Gasperini, il tecnico che, insieme a Cesare Prandelli, da più anni è alla guida dello stesso club.

Nella stagione dei tantissimi esoneri in serie A (ben 12 le panchine saltate finora), è stato Josè Mourinho, mai banale nelle sue osservazioni, a lanciare l’allarme: «Un allenatore che inizia il campionato e lo finisce sulla stessa panchina è un eroe. Tutti gli allenatori in carriera hanno momenti difficili. Ma da quando sono arrivato in Italia sono giusto quattro quelli che sono ancora sulla stessa panchina: io, Prandelli, Gasperini e Allegri. Forse ne dimentico uno o due, ma siamo pochissimi». Un allarme, a dire il vero, smorzato dal presidente dell’Associazione italiana allenatori, Renzo Ulivieri: «I precari sono altri, sono gli operai delle aziende che rischiano la chiusura. Se cambiano le panchine significa che i club hanno capito il valore del nostro lavoro: questo fa sì che ci siano più posti di lavoro nella stessa stagione».

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